L’orso a dieta

Gli orsi si impegnano gran parte dell’anno a essere obesi, ma in inverno restano a digiuno

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Il regime alimentare degli orsi varia molto nel corso dell’anno e allo stesso modo anche il loro appetito e comportamento.

Gli orsi sono fisiologicamente adattati ad alimentarsi oltre misura e a convertire efficacemente in massa corporea qualsiasi eccesso di calorie. Per sopravvivere, gli orsi hanno bisogno di un quantitativo di energia 8-9 volte maggiore rispetto agli altri carnivori. Il loro unico obiettivo è diventare obesi, con il vantaggio, rispetto a noi, di poterlo fare restando in buona salute. Nutrendosi come un orso, un uomo si ammalerebbe di diabete e avrebbe problemi cardiaci e di pressione alta. In meno di 7-8 mesi, un orso può ingrassare anche di 30-40 chilogrammi. Ma in natura, nulla avviene per caso.

L’esperto di orsi americano David Mattson ci svela tutti i segreti dietro all’obesità degli orsi. C’è qualcosa che possiamo imparare dalle abitudini alimentari di questi animali? Non eccedere con le proteine, sicuramente, ma sempre meglio evitare troppi zuccheri e grassi.

Gli orsi passano l’inverno a digiuno e quindi, durante il resto dell’anno, la dieta è fondamentale per sopravvivenza e successo riproduttivo

In Appennino, durante l’inverno, gli orsi possono trascorrere fino a cinque mesi in tana: una strategia sviluppata per risparmiare energia in una stagione in cui il cibo è scarso. Tra novembre e dicembre, sia maschi che femmine entrano in uno stato di letargia, definito ibernazione, durante il quale non mangiano, non bevono, non defecano e non urinano. La respirazione e la frequenza cardiaca rallentano, a fronte di una riduzione di oltre il 70% dei costi energetici legati alla vita attiva. Quindi, per poter sopravvivere a questo digiuno, gli orsi possono contare esclusivamente sulle riserve di grasso accumulate durante il resto dell’anno. Al risveglio, poi, un orso può avere perso fino al 20% del peso che aveva quando è entrato in tana. Pertanto, per un orso è meglio avere preso qualche chilo in più prima del lungo sonno. Tuttavia, non tutti gli orsi riescono a trascorrere l’inverno a “risparmio”. Al momento di entrare in tana, nelle femmine che si sono riprodotte a primavera, dopo un periodo di “quiescenza” definito diapausa, riprende lo sviluppo dell’embrione. Questo terminerà col parto, tra gennaio e febbraio. Mentre la madre è ancora “dormiente”, i cuccioli sono svegli e attivi. Essi devono essere nutriti, puliti e tenuti al caldo. Al risveglio, quindi, una madre può avere perso quasi il 50% delle riserve accumulate. Pertanto, per superare con successo questa fase delicata, durante l’anno una femmina deve puntare a prendere più peso possibile.

Alcuni studiosi hanno documentato come l’impianto dell’embrione e lo sviluppo successivo del feto avvengano soltanto nelle femmine che sono riuscite ad accumulare un 20-30% di massa grassa. A 3-4 mesi di età, cioè all’uscita dalla tana, da meno di 500 g, i cuccioli di orso possono aver raggiunto anche i 3-5 kg di peso, nutrendosi esclusivamente di latte. Le femmine che allattano hanno quindi la necessità di produrre un latte molto grasso (circa 18%) e proteico (circa 6%) e, prima dell’inverno, di integrare la propria dieta con molte proteine. Questo per consentire ai piccoli di ingrassare rapidamente non solo in tana, ma anche nei primi mesi successivi al parto, quando la femmina dovrà pensare non solo al sostentamento della prole, ma anche al proprio.

Femmina di orso particolarmente grassa alla fine dell’autunno. Prima di entrare in ibernazione, il peso di un orso può aumentare anche del 30%. (Foto in condizioni controllate)

Per prendere peso, gli orsi seguono una dieta “ingrassante”, seppur basata su un’alimentazione sana e equilibrata

Sebbene siano classificati come carnivori, gli orsi consumano molte meno proteine di quello che questa categoria suggerisca. Per prendere peso, infatti, essi sono vincolati ad una dieta ben equilibrata in termini di apporto di proteine, grassi e carboidrati. Una dieta sbilanciata, ad esempio con un difetto di proteine rispetto agli altri macronutrienti, comporterebbe un raddoppio dei costi di mantenimento e una riduzione nella capacità di prendere peso. Se mancano le proteine, gli orsi non ingrassano, ma dimagriscono rapidamente. D’altronde, lo stesso fenomeno si verificherebbe anche con una dieta iperproteica, seppure con effetti molto più graduali e dilatati nel tempo. Diverse ricerche svolte in cattività hanno evidenziato come gli orsi, messi in grado di scegliere quotidianamente il cibo, seguano appunto una dieta mista, in cui le proteine contribuiscono a circa il 17% dell’energia assimilata, a cui aggiungono cibi grassi, oppure, ove questi non fossero disponibili, quelli ricchi di carboidrati. In natura è più difficile fare ogni giorno un pasto ottimale, anche perché la disponibilità delle risorse varia con le stagioni. Pertanto, il bilanciamento della dieta avviene su una scala molto più ampia, di mesi più che di giorni.

Le esigenze nutrizionali degli orsi e, di riflesso, tutta la loro vita, variano con le stagioni, adattandosi alla disponibilità di cibo.

Gli orsi accumulano massa magra soprattutto in primavera e all’inizio dell’estate e massa grassa in piena estate e in autunno. Questo regime alimentare coincide con le disponibilità alimentari stagionali. Nei primi mesi dopo l’uscita dalla tana, gli orsi consumano cibi più proteici che energetici (ad esempio piante erbacee), mentre in estate ed autunno, con la maturazione della frutta, gli orsi hanno a disposizioni cibi molto più calorici, che bilanciano con grassi e carboidrati l’eccesso proteico primaverile. Questa regola viene seguita da tutte le specie di orsi di zone temperate: da quelli neri più “vegetariani” a quelli più “carnivori” come l’orso grizzly. Gli orsi neri, grazie alle minori dimensioni e quindi al minore fabbisogno energetico, sono in grado di mantenere la massa corporea anche nei mesi primaverili, o addirittura di aumentare di peso. Considerando che in media le dimensioni di un orso marsicano sono anche inferiori a quelle di un orso nero, in Appennino un animale riesce probabilmente ad aumentare di peso in tutti mesi dell’anno. Ma non solo. In ogni stagione, gli orsi dell’Appennino hanno accesso ad una dieta mista ricca di cibi energetici, che può sicuramente facilitare il loro mantenersi in forma e in salute.

Orsi che si alimentano di faggiola, erba e bacche. La dieta dell’orso in Appennino varia fortemente con il susseguirsi delle stagioni.

Gli orsi programmano la loro vita in funzione di quello che trovano da mangiare. Pertanto, durante l’anno essi possono subire molti cambiamenti fisiologici e, di pari passo, anche comportamentali. La tempistica di questi animali è sorprendente, ma con l’evoluzione non si scherza. Infatti, gli orsi si sono evoluti proprio per ottimizzare risorse, tempo ed energia.

Nei primi mesi estivi, quando i cibi calorici scarseggiano, gli orsi investono le proprie energie a riprodursi, ovvero ad accoppiarsi o allevare la prole. In questo periodo, un regime altamente proteico è vantaggioso sia per i maschi che devono competere gli uni con gli altri, sia per le femmine che devono allattare. Durante questo periodo, detto di “ipofagia”, gli orsi hanno meno appetito e il loro fabbisogno energetico è minore. Dopo la fecondazione, nelle femmine lo sviluppo del feto si arresta a poche cellule. In questo modo gli orsi, con l’arrivo della stagione di abbondanza, si concentrano solo ad alimentarsi, minimizzando qualsiasi ulteriore dispendio energetico. Con l’estate inizia infatti il periodo di “iperfagia”, in cui l’appetito degli orsi aumenta esponenzialmente e anche il loro fabbisogno energetico. Quando il cibo comincia a scarseggiare, con l’arrivo dell’inverno, gli orsi rinunciano infine ad alimentarsi e a condurre una vita attiva. Le madri, in particolare, si dedicano soltanto alla cura dei piccoli.

Visione di insieme della dieta dell’orso bruno appenninico, con molte delle risorse alimentari a disposizione nel suo ambiente naturale a seconda delle stagioni (non in scala).

Gli orsi si alimentano di una gran varietà di cibi variabili per peso, contenuto energetico e digeribilità e perciò devono ingegnarsi per alimentarsi in modo efficiente

Gli orsi hanno un sistema digerente molto semplice, composto da esofago, stomaco, piccolo e grande intestino. Sono quindi privi di qualsiasi camera specializzata (ceco o rumine) in cui erbivori come i cervi o i cavalli, grazie alla simbiosi con dei batteri, riescono a digerire carboidrati complessi come la fibra delle piante erbacee. Gli orsi e in particolare l’orso marsicano presentano pochi adattamenti ad una dieta vegetariana. Questi sono espressi dalla dentatura e struttura del cranio, che consentono loro di frammentare con più efficacia le componenti vegetali, e dalla presenza di enzimi esclusivi per la digestione delle piante. Ne consegue che i tempi di digestione di un orso sono molto rapidi e sufficienti per assimilare efficientemente solo proteine, lipidi e carboidrati poco complessi. E così, per un orso la carne è digeribile per il 90%, la frutta per il 60% e l’erba appena per il 30%. D’altronde le piante erbacee, seppur meno caloriche, rispetto ad altre piante sono le più diffuse e ricche di proteine. Gli insetti, in particolare le formiche, sono meno calorici rispetto alla carne, ma molto ricchi di proteine e amminoacidi rari e sono delle facili prede. Gli orsi sanno bene come sfruttare le qualità di ogni alimento. Nel caso delle piante erbacee, ad esempio, i fattori limitanti sono la scarsa digeribilità e lo scarso contenuto nutritivo. Pertanto gli orsi vanno alla ricerca dei primi germogli, o delle parti vegetative più nutrienti (gemme, foglie e radici), di cui nutrirsi in grande quantità. Nel caso delle bacche, i fattori limitanti sono soprattutto dimensioni e peso. Pertanto gli orsi, per farne un boccone soddisfacente, vanno alla ricerca dei cespugli più ricchi o di frutti disposti in grappoli. In entrambi i casi, avere il tempo necessario ad alimentarsi gioca a favore degli orsi.

Gli orsi trattengono poco i vegetali rispetto agli erbivori specializzati, come i ruminanti e li digeriscono di meno. Al contrario, gli orsi trattengono per circa il doppio del tempo la carne rispetto al cibo vegetale, e così ne assorbono meglio i nutrienti più digeribili. Una dieta monocibo potrebbe essere molto impegnativa (oltre che disfunzionale) per un orso, considerando che a parità di calorie, un cervo di poche settimane, corrisponde a un pasto di milioni di formiche.

L’evoluzione ha plasmato gli orsi in animali adattabili e efficienti, in grado di alimentarsi anche 14 ore al giorno, se necessario. Ogni interruzione può avere effetti sulle loro capacità di nutrirsi in maniera adeguata.

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