Una bacca speciale

L’incredibile attrazione esercitata sugli orsi da un frutto minuscolo, ma dolcissimo

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È la fine di luglio quando ormai cala il sipario sulla stagione riproduttiva degli orsi. Un animale solitario taglia con determinazione un anfiteatro di radure e ghiaioni di alta quota, soffermandosi ad investigare qualche cespuglio.

Dalle foglie emergono piccoli grappoli di frutti polposi e sferoidali di colore rosso scuro: l’orso li annusa con insistenza e passa al prossimo cespuglio. Sono arbusti di ranno alpino e siamo all’interno di quello che viene definito comunemente un ramneto. C’è un senso di operosa anticipazione nell’aria in vista dei prossimi mesi. In pochi giorni o settimane, a seconda della stagione e del versante, le bacche si tingeranno di nero per diventare appetibili per il palato degli orsi. Più o meno nello stesso periodo, e con modalità molto simili negli anni, gli orsi del Parco raggiungono queste aree di rocce assolate da ogni direzione. E’ il tempo del ranno per gli orsi.

Un giovane orso marsicano annusa un cespuglio di ranno per individuare i grappoli con le bacche più mature.

E’ un fenomeno simile a quello che si verifica in Nord America nei corsi d’acqua frequentati dai salmoni, anche se non della stessa entità, ovviamente. Li si possono osservare oltre sessanta orsi alimentarsi e tollerarsi nella stessa area. Ma anche nel Parco non è così raro osservare fino a dieci orsi avvicendarsi tra i cespugli in una stessa sera a poche decine di metri di distanza.

Elisabetta

Da oltre 10 anni, ricercatori e tecnici trascorrono le estati osservando gli orsi alimentarsi nei pressi dei ramneti. I primi orsi iniziano ad arrivare già dalla prima settimana di agosto, ma il picco delle aggregazioni si ha tra la metà di agosto e la prima settimana di settembre. Ogni anno maschi e femmine solitari di tutte le età, e femmine con piccoli o giovani al seguito hanno da trenta fino a sessanta giorni per alimentarsi di questi frutti, a seconda dei fenomeni meteorologici (pioggia e temperatura) che possono influire sul livello della maturazione e di persistenza dei frutti. Con il trascorrere delle settimane gli orsi si spostano da un anfiteatro all’altro seguendo la maturazione delle bacche, sostando per quasi un mese nel caso di alcuni siti particolarmente popolati di piante. Da metà settembre gli avvistamenti diventano molto rari e gli orsi si spostano verso quote più basse alla ricerca di pere, mele, ghianda o faggiola a seconda delle annate.

Perché gli orsi mangiano il Ranno?

Il ranno alpino (Famiglia: Rhamnaceae) è una arbusto perenne e pioniere ubicato tipicamente nella fascia altimetrica superiore a quella del faggio (tra i 1125 e 2225 metri). Gli arbusti alti pochi metri si sviluppano su pendii rocciosi calcarei, aridi ed esposti al sole, nelle fessure delle rocce, nelle cenge e ai margini e nelle radure di boschi di faggio. I frutti, in numero di 3-8 drupe, sono riuniti in grappoli e possono contenere fino 2-3 semi. In un territorio di circa 1800 km2, il ranno si sviluppa su una superficie di non oltre 30 km2 sotto forma di popolamenti più o meno continui che variano in estensione dai 3 ai 13 km2. In termini di energia metabolizzabile, ogni frutto ha un contenuto calorico di circa 2,8 chilocalorie. Assumendo che gli orsi si alimentino al massimo della loro efficienza e utilizzando valori di efficienza di ingestione osservati in cattività e considerando un tasso di defecazione di 7 escrementi al giorno e che in ogni escremento di orso è stato possibile contare fino a 5000 semi di ranno (corrispondenti a circa 1700 frutti), un orso potrebbe consumare oltre diecimila frutti al giorno, corrispondenti a un pasto di circa 8000 chilocalorie (sufficienti a sfamare una persona per due giorni interi).

Il ranno può contribuire a più della metà del fabbisogno energetico giornaliero di un orso:un ottimo alimento per prendere peso prima dell’inverno.

Questa bacca di pochi millimetri di diametro e un peso di soli 0,26 grammi sembrerebbe avere tutto il necessario per consentire agli orsi di ingrassare e prepararsi per l’inverno. In tarda estate, infatti, gli orsi possono scegliere tra oltre diciannove specie diverse di frutti, ma traggono nutrimento ed energia consumando principalmente questa unica bacca che in alcuni anni contribuisce ad oltre il 70% dell’energia assimilata. Anche in anni di abbondanza di frutti secchi ricchi di zuccheri e grassi come quelli del faggio, il ranno contribuisce da solo a quasi metà della dieta in estate. Uno studio condotto con diverse tecniche tra il 2006 al 2008 (osservazioni dirette, monitoraggio genetico e radiotelemetrico), ha documentato che oltre la metà degli orsi nel Parco frequenta con regolarità ogni anno queste aree tra agosto e settembre. Una dieta composta solo da frutta potrebbe comportare alti costi metabolici per un orso, ma gli orsi appenninici a causa del loro ridotto fabbisogno corporeo sono meno vincolati da una dieta essenzialmente frugivora rispetto ad orsi più grandi. I giovani orsi e le femmine, in particolare, che possono pesare anche molto meno della metà di orso maschio adulto, sono in grado di accumulare facilmente grasso e massa magra mangiando principalmente frutti.

Gli orsi non si lasciano sfuggire un colpo, quando si tratta di cibo. Il ranno per un orso è un boccone prelibato ottenuto senza troppo fatica

La facilità con cui gli orsi trovano, manipolano e assimilano nutrienti dal ranno, rendono questo frutto un cibo ideale nel periodo di iperfagia degli orsi. Gli arbusti sono distribuiti in maniera gregaria sul territorio e rappresentano quindi una risorsa facile da cercare e abbondante localmente. Gli orsi, infatti, concentrano più della metà della propria attività di alimentazione e di riposo intorno ad una area di non più di poche centinaia di metri dai ramneti. In pratica, gli orsi dormono e mangiano nello stesso posto. Le piante sono alte pochi metri e le bacche si presentano ben visibili agli apici dei rami sotto forma di grappoli e quindi facilmente afferrabili e manipolabili. Gli orsi piegano i rami senza alcuno sforzo apparente con una o due zampe e spesso in posizione seduta e afferrano con le labbra i frutti. Gli orsi non sprecano neanche un morso e infatti negli escrementi si rinvengono solo residui di bacche (buccia e semi), ma nessuna foglia o ramoscello.

Per integrare la dieta prettamente frugivora del periodo tardo-estivo, un orso rovista tra i cespugli alla ricerca di radici ed insetti.

Il ranno agisce da vero e proprio magnete e gli orsi spostano il centro della propria attività in queste aree tra agosto e settembre. Tra il 2006 e il 2010, dodici orsi, tra maschi e femmine, sono stati seguiti in questa stagione con i collari satellitari. Con la maturazione del ranno, sono soprattutto le femmine a restringere i propri spostamenti in una area di poche decine di km2 (circa 30 km2) e i ramneti possono occupare fino al 40% del territorio utilizzato dagli orsi in questo periodo. Ma ogni orso è in grado di trarre energia e nutrimento dal proprio ambiente in maniera diversa. Tuttavia non esiste una ricetta per tutti gli orsi. Età, sesso, storia individuale, la vicinanza dei ramneti al proprio territorio abituale, la disponibilità di altri cibi naturali, nonché la competizione con altri orsi o altri animali, sono tutti fattori che possono influire sulle scelte quotidiane di come e dove e su cosa alimentarsi. Alcuni orsi non trascorrono più di tre giorni nei pressi dei ramneti, ma altri oltre un mese. Ma la maggior parte degli orsi si muove tra i cespugli almeno diciotto giorni, senza nessuna differenza tra maschi e femmine.

Il ranno detta legge. Un orso per soddisfare la propria fame con frutti di meno di un grammo, deve avere tempo e molto. Molti fattori possono modificare il comportamento degli orsi in questa stagione, tra cui la presenza di turisti e di altri orsi

Maschi e femmine non possiedono ritmi esclusivamente notturni in estate. Le femmine riducono i propri spostamenti tra le 7:00 e le 15:00, mentre i maschi sono più crepuscolari e riprendono a muoversi solo dopo le 17:00. Tuttavia, nei lunghi anni di ricerca e monitoraggio, non è stato raro osservare giovani orsi e femmine con piccoli muoversi tra i cespugli anche in ore centrali della giornata, magari approfittando di una giornata nuvolosa. Le fasce orarie di inattività degli orsi corrispondono a quella di maggiore frequentazione di queste aree da parte dei turisti, ma anche con le ore più calde della giornata. Sembrerebbe pertanto che la scelta tra quando e per quanto alimentarsi nel contesto del Parco, sia il risultato, per l’animale, di un bilancio tra i costi associati tra rimanere attivi a temperature più elevate e il rischio di incontrare l’uomo. Dall’altra parte, il numero di ore giornaliere a disposizione per alimentarsi può limitare in maniera significativa la quantità di bacche che un orso è in grado di ingerire. Le femmine con piccoli e giovani, ovvero le categorie con bisogni speciali e che possono maggiormente trarre vantaggio da una dieta strettamente frugifera, sono anche quelle che affrontano più rischi. Uscire di giorno non solo può assicurare un pasto ottimale, ma consente di godersi la tranquillità di mangiare lontano dai maschi adulti potenzialmente aggressivi. E’ proprio all’interno di un ramneto che è stato documentato il primo caso di infanticidio di due piccoli d’orso da parte di un maschio nel 2007.

Dopo centinaia di ore di osservazione, è possibile affermare gli orsi trascorrono la maggior parte del tempo a mangiare nei ramneti. A volte sembra addirittura che si ignorano reciprocamente. In realtà sono sempre molto vigili e reagiscono a qualsiasi rumore. Una maggiore tensione si osserva quando emergono la prima volta dal bosco, comportamento che hanno comune anche con i cervi o le lepri. Si fermano, perlustrano l’area e si mantengono in allerta, annusando l’aria e allungando il collo in alto a destra e a sinistra. Sono probabilmente le condizioni di minore visibilità periferica a indurre questo comportamento. In questo modo gli orsi valutano la presenza o meno di eventuali fonti di pericolo. Le più reattive sono comunque le femmine con piccoli, che possono minacciare con vigore e determinazione gli altri orsi se si sentono in pericolo.

Elisabetta

La vita ai ramneti è un grande cambiamento per gli orsi nel Parco. Gli orsi passano dalla solitudine a vere e proprie aggregazioni e gli orsi devono affrontare le tensioni che possono derivare da una vita un po’ troppo sociale. Ma gli orsi non arrivano impreparati e mostrano grandi capacità di superare i problemi di convivenza che potrebbe scaturire da questa forzata socialità. Tutto questo è il risultato di un lungo percorso di conoscenza reciproca stabilito negli anni. Infatti, in oltre 14 ore di osservazione realizzate tra il 2006 e il 2007, gli orsi trascorrono più del 70% del tempo disponibile ad alimentarsi quasi esclusivamente di ranno (e più raramente di formiche, erba e radici) e a spostarsi all’interno dell’area da un cespuglio all’altro. Gli orsi trascorrono non più del 5% del tempo in attività di allerta e solo l’1% in attività di interazione sociale, rappresentate nella maggior dei casi da stati di vigilanza o allerta verso altri orsi o interazioni parentali nel caso di femmine associate piccoli dell’anno.

Ma la vita nei ramneti ha molti più intrecci di quello che si pensa. Gli orsi costituiscono un anello fondamentale per il trasporto di nutrienti dalle alte quote al fondovalle. A causa della loro mobilità e del tempo di ritenzione intestinale relativamente lungo (oltre 5 ore nel caso della frutta), gli orsi possono svolgere un ruolo chiave nella dispersione di semi tra ambienti disgiunti e distanti. Escrementi di ranno sono stati rinvenuti anche a bassa quota (~ 3– 5 km di distanza e 1000 m più in basso). I semi possono a sua volta essere dispersi secondariamente da piccoli mammiferi e uccelli, che traggono a sua volta una fonte di nutrimento. In pratica gli orsi sono come degli agricoltori, piantano semi ovunque facendo crescere una comunità vegetale che alimenta loro stessi e altri animali e nello stesso tempo forniscono cibo che può soddisfare il fabbisogno energetico di molti animali.

Perché non disturbare un orso che mangia?

Tra il 2006 e il 2007 è stato condotto nel Parco uno studio, durante il quale i ricercatori hanno osservato senza interferire e a distanza, il comportamento degli orsi nei ramneti, in assenza o in presenza di passaggio di escursionisti o di persone appostate. Sono state realizzate oltre 500 ore di appostamento e osservate 16 interazioni. In tutte le occasioni in cui gli orsi sono stati sorpresi da rumori improvvisi (pietre che rotolano) o dal vociare di persone, soprattutto se in gruppi numerosi, anche a distanze di oltre 300 metri, o se avvicinati a meno di 100 metri anchesu un sentiero ufficiale, gli orsi si sono messi in allarme o sono fuggiti per non tornare più ad alimentarsi, almeno durante le ore di luce. Tutto questo comporta dei costi per un orso. Per ogni minuto che un orso non si alimenta può perdere fino a 6 kcal, a cui si aggiungono i costi energetici associati allo stress e alla fuga. Secondo uno studio condotto sull’orso nero, un orso per ingrassare di sole bacche avrebbe bisogno di alimentarsi per almeno 12 ore ininterrotte. Il tempo è tiranno per gli orsi che vivono in ambienti antropizzati, come in Appennino, che li porta ad essere più crepuscolari e notturni. Gli orsi, quindi, potrebbero non avere il modo e il tempo per compensare gli effetti di ripetuti di eventi di disturbo a loro carico. Gli orsi possono anche abituarsi alle persone se non subiscono esperienze troppo negative. Ed è quello che si è osservato in alcuni ramneti più turistici. Ma l’abituazione non è la panacea per un orso, perché l’apparenza a volte inganna. Dietro una mancata reattività può celarsi, infatti, uno stato di tensione. Se lo stress persiste nel tempo può causare, come succede anche all’uomo, la manifestazioni di gravi patologie fisiche e comportamentali.

Tutte le informazioni raccolte sottolineano l’importanza esclusiva per l’orso delle piante di ranno e dei ramneti all’interno del territorio del Parco. Qualsiasi fattore in grado di influire negativamente sui livelli di produttività delle bacche o sui tempi di alimentazione dell’orso, può ridurre in maniera significativa l’apporto energetico fornito da questo alimento. Chi andrebbe a perderci sono soprattutto le femmine con i piccoli e i soggetti giovani. Tuttavia, queste aree anche se remote, rappresentano ad oggi una meta di escursionisti e appassionati, fenomeno in espansione negli ultimi anni, soprattutto legato alla possibilità di vedere gli orsi. Inoltre, l’elevata incidenza di ungulati, sia selvatici che domestici, osservata alimentarsi nei ramneti, potrebbe in qualche in modo incidere anche sulla produttività futura dei diversi popolamenti.

I ranneti attraggono molti orsi contemporaneamente, pertanto una femmina con piccoli al seguito deve rimanere costantemente in allerta per evitare maschi potenzialmente pericolosi per i cuccioli.

Mantenere aree di presenza del ranno sicure da interferenza umana o da altri fattori disturbo è garanzia di successo riproduttivo per gli orsi nel Parco.

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